“American Primeval”: la frontiera come specchio dell’anima (e del caos)

Se pensavate che la frontiera americana fosse solo polvere, pistole e cappelli da cowboy, American Primeval è qui per smontare ogni stereotipo con la delicatezza di un’ascia lanciata a mano. Prodotta da Netflix e guidata dalla regia viscerale di P...

Se pensavate che la frontiera americana fosse solo polvere, pistole e cappelli da cowboy, American Primeval è qui per smontare ogni stereotipo con la delicatezza di un’ascia lanciata a mano. Prodotta da Netflix e guidata dalla regia viscerale di Peter Berg, questa miniserie ci porta dentro un’America nascente che è tutt’altro che gloriosa: è brutale, cruda, selvaggia — e profondamente umana.

La nascita di una nazione… tra sangue, fango e (pochissimi) ideali American Primeval racconta l’America dei primi coloni, dei cacciatori solitari e delle tribù indigene — ma lo fa con un linguaggio visivo e narrativo che rifiuta la retorica. Niente patriottismo zuccheroso, niente duelli al tramonto tra “buoni” e “cattivi”: qui si combatte per la sopravvivenza, non per l’onore. E ogni personaggio sembra oscillare pericolosamente tra vittima e carnefice.

Taylor Kitsch (sì, proprio quello di Friday Night Lights) interpreta un protagonista che è più cicatrice che uomo: un sopravvissuto segnato da traumi, costantemente in bilico tra redenzione e furia. Il suo volto dice più delle sue parole — anche perché, spesso, di parole ce ne sono poche. Questa è una serie che parla molto con i silenzi.

Una regia sporca, intensa, ipnotica La regia di Peter Berg è una miscela tra cinema d’autore e western sporco: camera a mano, inquadrature strette, ambienti naturali magnifici ma inospitali. Non c’è mai un vero momento di tregua visiva, e anche i rari attimi di bellezza sembrano sempre sul punto di essere inghiottiti dalla violenza. Il montaggio è serrato, quasi ansioso — proprio come i suoi personaggi.

La colonna sonora? Tesa, cupa, mai invadente. Più che accompagnare, ti stringe un po’ il collo.

La violenza come grammatica del potere Sì, American Primeval è violenta. Ma non in modo gratuito. La violenza è linguaggio, è contesto, è storia. Serve a raccontare un mondo in cui la legge è una parola lontana, e la giustizia una questione personale. Ogni ferita, ogni urlo, ogni tradimento ha un peso che si sente — e che ti resta addosso.

Non è una serie comoda. Ma è onesta. E in un’epoca televisiva in cui spesso si cerca l’intrattenimento facile, questa è quasi una provocazione.

Guardarla? Sì, se siete pronti American Primeval non è per tutti. È dura, lenta quando deve esserlo, violenta quando non vorresti. Ma se siete disposti a mettervi comodi (si fa per dire) e ad affrontare il viaggio, troverete una serie potente, visivamente impeccabile e sorprendentemente profonda.

È una storia sulle origini dell’America, certo. Ma anche, e forse soprattutto, su ciò che succede agli esseri umani quando vengono spogliati di tutto — tranne che della fame, della paura e di una fragile, irriducibile voglia di futuro.

Commenti

La tua email non sarà pubblicata

Non ci sono ancora commenti. Sii il primo a commentare!