La Serie Condannato a morte per l'omicidio di un potente uomo di Washington, Lincoln Burrows si dice vittima di un complotto. L'unico a credere in lui è il fratello Michael Scofield, ingegnere edile, che ha architettato un piano per farlo evadere,...
La Serie
Condannato a morte per l'omicidio di un potente uomo di Washington, Lincoln Burrows si dice vittima di un complotto. L'unico a credere in lui è il fratello Michael Scofield, ingegnere edile, che ha architettato un piano per farlo evadere, ma per metterlo in pratica deve farsi rinchiudere nello stesso carcere. Da qui inizia una lunga, rocambolesca fuga per la libertà per Michael, suo fratello e gli altri che si uniranno a loro.
La prima stagione introduce immediatamente linfa vitale ai futuri eventi, presentando due fratelli estremamente diversi, Lincoln Burrows (Dominic Purcell) e Michael Scofield (Wentworth Miller).
Il primo accusato erroneamente dell’ omicidio di Terrence Steadman ( Jeff Perry ), fratello del Vicepresidente, dovrà vedersela con condanna certa alla camera di morte; il secondo, ingegnere civile stimato e intelligente, escogiterà poi un ardito e complicato stratagemma volto a liberarlo dall’ internamento presso Fox River State Penitentiary, fingendo egli stesso colpevolezza d’ un crimine mai commesso, pur di entrare e agevolare così la latitanza del gemello.
Una volta dentro, lì troverà Fernando Sucre (Amaury Nolasco), Veronica Donovan (Robin Tunney) e John Abruzzi (Peter Stormare); primi tre amici fidati di Lincoln, ultimo boss mafioso determinante affinchè l’ operazione abbia successo.
Questa prima porzione conduce altresì l’ utile introduzione di Theodore “T-Bag” Bagwell (Robert Knepper), detenuto sociopatico e ambiguo, figura antagonistica principale accanto all’ instancabile direttore Henry Pope (Stacy Keach): duo destinato a creare tensione narrativa, intrighi e suspense continui.
Dal quel momento, la vicenda assume toni via cupi e violenti, mostrandoci il desiderio irrefrenabile dell’ escape, contro ogni probabilità e convenienza; uno slancio dirompente, ribelle e disobbediente che fa pulsare il cuore della fiction, divenuta ben presto sinonimo stesso d’ elusione dal male maggiore: la vita stessa, con tutte sue contraddizioni e dolori.
Temi e Significati Nella sua sostanza, “Prison Break” rappresenta lo specchio fedele di una società occidentale tanto decadente quanto ansiosa, dilaniata fra paure ancestrali e progressismi indomabili; difesa dagli istinti egoisti individuali e bisognosi collettivi.
A riprova di ciò, emerge prepotente durante tutti gli episodi il concetto cardinale d’ identità, declinato attraverso diverse sfaccettature: linchpin centrale di quei legami familiari spezzati, ostacoli burocratici, macchinazioni corrotte, tradimenti personali.
Così, la matrice fondamentale della serie consiste nel viaggio interiore di ricongiungimento coi propri sé, annodato inscindibilmente alla conquista fisica d’ autonomia e libertà.
Un dualismo fecondo di problematiche morali e spirituali, celebrato continuamente attraverso richiami biblici, letterari e storici, che inducono a interrogarsi sugli snodi cruciali dell’ esistenza umana, ovverosia dove termini quali peccato, espiazione, grazia, perdono convergano e discordino.
Non casuale rimangono pertanto frequenti citazioni alle Sette Porte dell’ inferno dantesche, o dialoghi incentrati sulla necessità etica o meno di sacrificare innocenti per ottenere giustizia.
Allo stesso modo, persiste una fortissima enfasi sulla responsabilità personale, sia positivamente – virtù solidale, impegno reciproco, onestà intima – sia negativamente – debolezze relazionali, mancanza di tatto, orgoglio malcelato – confermando la pregnanza ontologica di questa opera, capace di addentrarsi fin dentro l’ anima degli individui, là dove turbini interiori combattono battaglie private.
E proprio tali turbolenze interne, proiettate anche exteriormente mediante gabbia metallica e muri cementizi, offrono materia fertile a interpretazioni socioanalitiche: pensieri e sentimenti incontrastati restano infatti terreno comune a ogni forma di privazione, oppressione e asservimento, veicolando così un senso universale di lotta titanica contra i mulini a vento del destino.
Regia e Stile Visivo Quanto alla regia, prevale netta e marcatamente un taglio documentaristico, tendente spesso al realismo crasso e crudo, quasi a voler testimoniare innanzi tempo reale la gravità delle situazioni descritte.
Talune scene, infatti, paiono girate cammin facoltà, accordando visione soggettiva e partecipazione empática.
Similmente, luce e color palettes prediligono gamme calde, spentə, smorte, accentuando effetti cupi e oscuri, sopravanzati raramente da chiarori accecanti.
Di conseguenza, la componente formale della serie trasmette afasia totale fra mondo guardone e personaggi inquadrati, confinandoli virtualmente in gabbie separate.
Lo stile visivo uniforma pure atmosfere angosciose e claustrofobiche, adeguate all’ argomento portante, mentre dissolve momenti umoristici o surreali tramite sequenze veloci, brevi, incongrue.
Infine, note particolari concernono un montaggio alternato fra still shot e rapid motion pictures, teatro di contrasti fra staticità ed azione, e brusche transizioni temporali, cui si accompagnano flashback improvvisi, illuminanti e perturbanti.
Tali peculiarità tecniche, integrate a storyline variegata e multisfaccettata, consentono alla serie di differenziarsi notevolmente da competitors seriali, configurandosi quasi come laboratorio permanente di novità artistiche e propositive.
Interpretazioni e Personaggi Per quanto concerne le prove recitative, Wentworth Miller merita plauso speciale: interpreta un eroe atipico, fragile eppure tenace, consapevole dei propri errori e limiti, mosso da motivazioni elevate e genuine.
Gli occhi lucidi e sinceri celano un animo tormentato, dubitativo, vulnerabile, mentre gesti energici denotano fermezza e testardaggine.
Un equilibrio siffatto, reso possibile dal talento naturale.
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